Lo spazio intermedio

Nella cultura occidentale, in modo particolare nelle correnti di pensiero moderno basate sul razionalismo, è considerato importante differenziare due fenomeni distinti; ma dividendo tutta l’esistenza in alternative di sì e di no, di interno e di esterno, di corpo e mente, il calore che si diffonde ai limiti dei due  estremi  viene sacrificato alla razionalità e va perduto […] Nelle nostre città, negli edifici e perfino nelle nostre vite, il labirinto il segreto, l’area ambigua che può anche apparire sinistra, posseggono il fascino e il carisma che ci eccita e fa nascere le nostre aspettative.


Kisho Kurokawa



Gli  ultimi cinquant’anni del secolo appena trascorso, hanno svelato un nuovo mondo di spazi, di strutture e di concetti che erano stati in precedenza ignorati o negati dall’approccio meccanicistico –lineare, sequenziale- dell’indagine scientifica e del pensiero logocentrico; l’indagine scientifica si è spostata dall’analisi delle singole componenti alle loro interazioni, dalla predizione e dal controllo, al significato e alla rivelazione, dall’esperimento all’esperienza, dall’approccio empirico a quello intuitivo.


Nell’ambito dell’attività di ricerca sullo spazio, sul vuoto e sulla profondità nell’architettura giapponese attraverso i concetti spaziali tradizionali di ma, en, oku, Leone Spita ha analizzato il tema dello spazio intermedio attraverso saggi critici e un video di cui ha curato i testi, la regia e il montaggio.

Tokyo Dress Code: Young, Smart, Casual, in «Area», Motta Editore, n. 84, 2006